mercoledì 3 giugno 2009

Quel volo maledetto...

Airbus 330, un aereo modello di sicurezza e con nessun incidente mortale all'attivo, fino a quel maledetto giorno in cui l'equipaggio Air France lo riportava da Rio De Janeiro a Parigi.

Carico di passeggeri questo moderno aeromobile, gioiello dell'ingegneria Airbus, ha trovato il suo destino crudele tra le acque gelide e profonde dell'Oceano Atlantico, in una zona in cui si sviluppano spesso forti temporali tropicali.

 

Questa tragedia mi tocca da molto vicino in quanto questa è una rotta che io stesso percorro a bordo degli aerei molto spesso, e posso testimoniare che a volte si incontrano turbolenze piuttosto violente ma che, nella peggiore delle ipotesi, non durano più di 10 - 15 minuti.

 

I piloti, si sa, fanno il possibile per evitare di attraversare le nubi temporalesche più intense. Tuttavia, a volte, la vicinanza ai cumulonembi fa sì che le turbolenze siano avvertite ugualmente, comunque senza alcun rischio per l'aereo.

Fino ad oggi, nei casi più gravi, sono stati segnalati casi di passeggeri feriti durante le turbolenze, ma niente di più.

I passeggeri rimangono feriti in quanto un'improvvisa turbolenza può cogliere un passeggero impreparato, specialmente se si trova in piedi (quindi senza cintura di sicurezza) mentre per esempio si sta recando al bagno.

La conseguenza più grave è una caduta, oppure un salto improvviso che può far battere la testa del malcapitato contro le cappelliere o addirittura conto il "soffitto" della cabina.

 

Tuttavia rimane il fatto che questo sia il fatto più grave che possa succedere a causa delle turbolenze!

 

Può una turbolenza distruggere un aereo? Certo, ma i sistemi di sorveglianza a bordo di qualsiasi aeromobile al mondo fanno in modo che i cumulonembi pericolosi siano avvistati con largo anticipo, e con ampio spazio di manovra per essere poi evitati in tutta sicurezza dall'equipaggio pilotante.

 

E allora che cosa è successo al volo AF447?

 

Le ipotesi sono molte e anch'io, basandomi sula mia esperienza di volo come passeggero, e come appassionato di aeronautica commerciale, me ne sono fatta una basandomi sulla catena di eventi seguenti:

 

1)                  componente umana: il Comandante potrebbe aver sottovalutato l’entità della perturbazione verso la quale si stava dirigendo, trovandosi poi irrimediabilmente in mezzo a un cumulonembo difficilmente gestibile. L’esperienza del comandante del volo AF447 è sicuramente di altissimo livello, quindi sapeva senz’altro che una perturbazione del genere avrebbe potuto far danno. Tuttavia, il volo Air France era preceduto da un Lufthansa. Il Lufthansa potrebbe essere passato attraverso senza particolari problemi, se non un po’ di disagio causato dalle turbolenze. Questo avrebbe potuto “incoraggiare” il comandante Air France a non cambiare rotta e a passare attraverso la medesima perturbazione;

2)                  componente meteorologica: può darsi che la velocità di formazione della tempesta sia stata talmente repentina da non causare problemi al Lufthansa per poi svilupparsi ulteriormente in un mortale “pentolone di grandine e di fortissime correnti ascendenti e discendenti” durante il passaggio del volo AF. E’ un’ipotesi abbastanza remota ma plausibile;

3)                  componente meccanica: le eccessive sollecitazioni dovute alla turbolenza potrebbero aver causato l’apertura di un portellone (già capitato) o peggio di uno squarcio nella fusoliera. Questo avrebbe causato una decompressione esplosiva nell’aeromobile tale da indurre il comandante a una rapida discesa (normale procedura in caso di depressurizzazione) fino a un’altitudine “respirabile” (sotto i 10.000 piedi). Questa discesa potrebbe aver peggiorato la situazione, introducendo l’aeroplano in mezzo a nubi ancor più dense e pericolose. Enormi chicchi di grandine potrebbero aver danneggiato la fusoliera o, peggio, aver rotto alcuni finestrini;

4)                  componente umana 2: nel disperato tentativo di dirottare l’aereo a Fernando de Noronha (aeroporto più vicino al luogo della strage) per un atterraggio di emergenza, l’equipaggio potrebbe aver commesso una serie di errori inducendoli a “dimenticare” l’urgenza di uscire dalle nubi temporalesche e mantenendo di conseguenza l’aeromobile nella stessa rotta del cumulonembo ( in pratica velocità relativa aereo – perturbazione pari a zero). L’avaria all’impianto elettrico segnalata dall’Airbus in modo automatico alle 2:14 GMT potrebbe essere stata causata proprio dalle eccessive sollecitazioni oppure dalla grandine che potrebbe aver saturato i motori fino al loro spegnimento. Essendo però l’aereo probabilmente già a bassa quota per via della manovra di discesa per recuperare aria respirabile, potrebbe non esserci stato il tempo necessario alla loro riaccensione, causando così l’inevitabile impatto con la superficie dell’acqua.

 

Questa naturalmente non è altro che una delle tante speculazioni. Una mia personale ipotesi che può essere più o meno valida.

Altra ipotesi sarebbe quella dell’esplosione in volo, vista la lontananza tra i pezzi dell’aereo finora avvistati.

Il motivo? Chissà. Spero solo che riescano a recuperare le scatole nere in modo da far luce su questo incidente misterioso.

 

Una tragedia questa che mi ha lasciato letteralmente sgomento. In primis, come detto in precedenza, per il fatto che questa stessa rotta la percorro più volte l’anno; poi una sciagura di tale entità, nel 2009, avvenuta a un Airbus 330 nuovissimo di proprietà di un’affidabilissima compagnia aerea come Air France è davvero sconvolgente.

 

Dal mio punto di vista non mi resta che sperare nella completa soluzione di questo mistero, in modo da analizzare tutte le cause e fare in modo che sciagure simili non si ripetano più, ma soprattutto per dare almeno un’altra possibilità alle vittime e ai loro famigliari affinché questa tragica morte non rimanga coperta di mistero.

 

Alle vittime del volo AF447 partito il 31/05/2009 alle ore 19:00 locali da Rio De Janeiro e mai arrivato a destinazione, e a tutti i loro familiari, vanno le mie più sentite condoglianze.

A tutti loro, dedico alcuni versi tratti dalla canzone “Free Bird” dei Lynyrd Skynyrd:

 

“Se me ne andassi da qui domani
Ti ricorderesti lo stesso di me?
Perchè devo mettermi in viaggio, adesso 
perchè ci sono troppi posti che devo vedere
Ma, se rimanessi qui con te, ragazza
Non potrebbe più essere la stessa cosa
perchè ora sono libero come un uccello
E questo uccello non lo puoi cambiare
Dio sa che non posso cambiare

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