martedì 19 maggio 2009

Rio de Janeiro - Gli aiuti sociali, Michael Jackson e il narcotraffico.


Questo strepitoso video di Michael Jackson, diretto dal regista Spike Lee, è stato girato in parte nella città di Salvador Bahia e in parte nella favela Donha Marta, colle che sovrasta il quartiere d'affari Botafogo a Rio De Janeiro. Purtroppo però lo stesso Spike Lee ha ottenuto l'autorizzazione a girare il video pagando l'allora sovrano della favela, il sanguinario narcotrafficante Márcio Amaro de Oliveira, detto Marcinho VP.
Il cancro del narcotraffico carioca si estende ancora oggi, e troppo spesso viene finanziato dalla polizia corrotta, dalle agenzie turistiche ma ancor peggio da quegli ipocriti dei centri sociali che, pur di rimanere insediati nelle favelas con la scusa degli aiuti sociali, pagano i narcotrafficanti con profumate tangenti e finanziano così la malavita organizzata di Rio de Janeiro. Questi progetti dal volto buonista ma dall'anima sudicia sono infatti principalmente finalizzati al riconoscimento popolare dei vari "operatori sociali" per le loro carriere politiche.
Naturalmente non voglio fare di tutta l'erba un fascio e sono consapevole che esistono anche istituzioni sociali in buona fede, ma basandomi sui racconti delle persone di Rio, ho scoperto questa bruttissima verità e non posso fare a meno di esprimere il mio dissenso.
La cosa peggiore è che sono i bambini per primi a soffrire le pene inferte dalla malavita.
Essi nascono e crescono in mezzo ai colpi di fucili e mitragliatori scambiati tra la polizia e i trafficanti.
Spesso rimangono orfani perchè (appunto) figli di banditi che sistematicamente vengono uccisi, presto o tardi.
Vrescono giocando alla guerra, raccolgono i bossoli lasciati per strada e ne fanno le loro bambole e i loro robot.
Molti di loro, come se non bastasse, a 6 anni sanno già cos'è la droga e a 7 ne sono già dipendenti. Diventano inoltre oggetto di piacere di porci schifosi, accettando il fatto come cosa normale e inevitable.

La droga è un problema millenario in ogni parte del mondo. Qui però ho scoperto il suo lato più brutto e devo dire che, anche se spesso si pensa che una cannetta non ha mai fatto male a nessuno, mi sono reso conto che anche quella fa male.

Molto male....

sabato 16 maggio 2009

Repressione a Cuba - Una piaga ancora aperta!

Fonte: http://www.cubademocraciayvida.org

11 Maggio 2009. Un video indedito reso pubblico Lunedì 11 Maggio 2009 da parte del “Directorio Democràtico Cubano” mostra nuove agressioni da parte Della forza repressiva del regime castrista contro tre pacifiche attiviste dei diritti umani a Cuba.

Le immagini, girate a Placetas, Villa Clara, mostrano come Donaida Pérez Paseiro, Damaris Moya Portieles y Yaité Cruz Sosa, membre del Movimento Femminista per i Diritti Civili Rosa Parks, sono intercettate nella “calle 7ma del sur”, sono prese con la forza e portate lontano dall’obbiettivo Della telecamera da parte di ufficiali in uniforme della Seguridad del Estado (Sicurezza Nazionale, se così si può chiamare) mentre si dirigevano verso l’abitazione di Jorge Luis García Pérez Antúnez, ex prigioniero politico a causa delle sue ideologie anticomuniste, ora segregato nella sua abitazione dalla quale egli non ha diritto di uscire. Nel Marzo 1990, durante una pacifica dimostrazione, un agente della Sicurezza Nazionale avrebbe sentito Pérez Antúnez mentre affermava che il comunismo è un errore sociale e un’utopia irraggiungibile. Per questo, Pérez Antúnez è stato condannato a 5 anni di prigione, anni in cui lo stesso Pérez Antúnez si rifiutò di indossare l’uniforme militare e di partecipare alla “rieducazione comunista” impostagli dal regime di Fidel Castro. Per questo e altri pacifici motivi di resistenza, Pérez Antúnez rimase in carcere fino al 2007.

Secondo dichiarazioni fornite al Directorio dalle victime di questa aggressione, dopo gli eventi ripresi dalla telecamera, le attiviste sarebbero state portate con la forza in un vicolo nascosto dove sarebbero state picchiate e i loro corpi sbattuti da un agente all’altro, i quali avrebbero a turno applicato metodi di tortura come strangolamento e immobilizzazione. Damaris Moya sarebbe stata trascinata a lungo dai pattuglianti i quali le avrebbero strappato il labbro superiore, con copioso sanguinamento. Donaida Pérez avrebbe ricevuto numerosi calci alle costole accompagnati da urla che recitavano “Stai zitta, negra!”. Sarebbero poi state trasportate fino alle prigioni della polizia politica di Placetas presso le quali sarebbero rimaste per tre ore rinchiuse nella cella n. 3.

Presso l’abitazione di Pérez Antúnez è in atto una protesta iniziata lo scorso 17 Febbraio 2009 per l’abolizione dei trattamenti disumani inferti ai danni dei prigionieri politici. Dallo stesso luogo, Pérez Antúnez illustra i patti internazionali per i diritti umani firmati dal regime castrista nel Febbraio 2008, patti di cui la popolazione cubana è all’oscuro e mai rispettati dal regime.

L’aggressione ha avuto luogo durante le ore pomeridiane del 5 Maggio 2009. Amnesty International ritiene che gli attivisti che partecipano a questa protesta corrano un grave pericolo. La prestigiosa organizzazione internazionale per i Diritti Umani sta invitando tutti i suoi membri e sostenitori affinché si appellino alle autorità Cubane affinché pongano fine alle intimidazioni e repressioni ai danni di Pérez Antúnez, Iris Tamara Pérez Aguilera, Carlos Michael Morales Rodríguez, Diosiris Santana Pérez e Ernesto Mederos Arrozarena, e perché permettano loro di poter lasciare liberamente le proprie abitazioni senza correre il rischio di incappare in rappresaglie o incarcerazioni arbitrarie; che chiunque volesse visitare questi pacifisti lo possa fare senza essere perseguito o minacciato, e che Cuba si impegni a riformare le leggi, le norme e le pratiche amministrative che limitano la libertà di espressione, pensiero, associazione e di riunione, secondo il Richiamo di Azione Urgente emesso il 31 Marzo 2009.

Ora voglio porre alcune domande a chi ancora sostiene Castro come eroe della rivoluzione e come salvatore della sua popolazione dall’imperialismo:

1)                  Perché queste notizie vengono sistematicamente ignorate?

2)                  Dov’è l’uguaglianza e il rispetto della popolazione tanto enfatizzate dal comunismo?

3)                  Come mai quando si parla di squadrismo si richiama soltanto il fascismo? Questo non è forse squadrismo e arroganza militare?

4)                  Come mai il fascismo è stato (giustamente) condannato come male internazionale e il comunismo no?

Voglio provocare, e voglio vedere se c’è qualcuno che riesce a rispondere a queste mie domande.

 

venerdì 15 maggio 2009

Santiago de Chile - un episodio vergognoso.

Questa sera sono stato testimone di un episodio alquanto vergognoso.

Al ritorno dal ristorante decido di salire su un taxi quale metodo più sicuro per girare di notte in una capitale sudamericana.

In un momento di sosta, all’improvviso arriva un pick-up bianco a forte velocità che colpisce violentemente l’auto del tassista, staccandogli nettamente lo specchietto retrovisore esterno sinistro.

Il conducente del pick-up non si ferma e avanza a forte velocità verso l’incrocio successivo dove si ferma perché il semaforo è rosso.

A quel punto il tassista lo segue, scende dall’auto e tenta di far notare all’ignorante alla guida del bolide bianco l’accaduto. Questi lo ignora, anzi, gli urla dal finestrino insultandolo, dato che un tassista qualunque non si può permettere di avvicinare un facoltoso alla guida di un’auto così bella.

 

A questo punto il tassista non demorde e, visto che l’altro stava ripartendo senza neanche degnarsi di constatare il danno arrecato, cerca di fermare l’auto mettendosi davanti col suo corpo. Il pick-up accelera e il tassista viene scansato dal muso del bolide!!

 Fortunatamente il tassista riesce a prendere il numero di targa del cretino (che nel frattempo anch’io avevo memorizzato sul mio telefonino) e fortuna vuole che proprio davanti al mio hotel c’era una pattuglia dei Carabineros De Chile (proprio così, anche il Cile dispone di un corpo di Carabinieri!) ai quali egli sporge denuncia.

 Spero che la giustizia vinca in questo disgustoso caso, e che i Carabineros intercettino l’ignorantone e gliela facciano pagare salata!!

 Penso che in 10 anni di viaggi in giro per il mondo questo sia stato l’episodio più vile, meschino e ignorante a cui abbia mai assistito.

giovedì 14 maggio 2009

Santiago de Chile - Prime foto

Alcuni scatti rapidi da Santiago.

Sebbene non sia ancora riuscito a vedere un granché, mi sembra una città molto tranquilla, sicura, assai sviluppata e ricca di persone altamente acculturate ed eleganti, con un grande senso di ospitalità.

Uno dei difetti forse maggiori è l'inquinamento, essendo perennemente al riparo dai venti in quanto avvallata tra le Ande. Specialmente la sera si può notare un'incredibile foschia di colore grigio / marrone e alquanto maleodorante e secondo gli abitanti del posto questo è ancora niente in confronto al livello di smog che si raggiunge in inverno!

Seguiranno ulteriori aggiornamenti.

 

La "Casa De La Moneda", ovvero la residenza del Presidente nonché zecca dello Stato.
















La vista dalla mia camera d’albergo.

Nella prima foto si nota l’edificio (in costruzione) più alto di Santiago e del Cile intero.

Questa è la zona forse più elegante della città. Si chiama “Las Condes” ma gli abitanti amano chiamarla “Sanhattan” (unione tra le due parole Santiago e Manhattan).





lunedì 11 maggio 2009

Piccole riflessioni sulla politica: Fabio Volo e il comunismo.



Premetto che non sono comunista, e che neanche amo particolarmente Fabio Volo soprattutto per il suo atteggiamento da "essere superiore" che a volte lo rende quasi irritante, ma senz'altro non apprezzo chi usa la parola a titolo dispregiativo per pura ignoranza. Apprezzo il fatto che Fabio Volo abbia voluto mostrare a milioni di ascoltatori come l'ignoranza di chi si riempie la bocca con termini di cui neanche conosce il significato solo per "sentito dire", e questa piccola "lezione" di educazione vale per tutte quelle persone che ragionano (o meglio dire, sragionano) come l'ascoltatore al telefono.

Tuttavia mi permetto di pubblicare una riflessione sull’argomento in oggetto.

Definiamo comunista colui che crede nelle idee del comunismo, per farla semplice. Ben più complicato è definire il termine "comunismo" al giorno d'oggi. Ci sono state, nel mondo, molte interpretazioni e tentativi di applicazione del comunismo (inteso come lo intendevano Marx e Engels), tutte più o meno rovinosamente fallite e cadute nelle mani dittature spietate, per cui la parola comunismo è stata sostituita con stalinismo, maoismo, castrismo, trotskismo, leninismo eccetera. 

La teorizzazione del comunismo, secondo il mio modestissimo parere, aveva un senso perfettamente logico quando esistevano dei privilegi elitari borghesi: una ristretta cerchia di persone privilegiate possedevano ricchezze e titoli nobiliari che si tramandavano soltanto per eredità o per naturalizzazione ai danni della molto più vasta comunità proletaria che, seppur lavorando, non aveva nessun diritto o garanzia e, al contrario, contribuivano all’arricchimento dell’alta società di cui sopra.

Naturalmente l’applicazione del marxismo, nella sua prima fase, ha portato al rovesciamento di questo sistema corrotto e antiumanitario, ma la natura malata dell’essere umano ha fatto sì che la situazione si rovesciasse completamente, creando stati padroni e sfruttatori del lavoro del popolo, ancora una volta privo di diritti e libertà. 

In Italia esiste un discorso ancora più complesso in quanto il comunismo non è mai stato applicato (per fortuna o, chissà, per sfortuna…). Anche tra chi si professa comunista esistono persone non informate. Conosco tantissime persone che fanno del capitale la propria metodologia di vita (è naturale, vivendo in una società capitalista), sono ricche e vestono firmato. Si dichiarano contro le multinazionali ma guidano BMW, bevono Coca Cola e pranzano al McDonald’s; nonostante ciò si fanno chiamare comunisti.

L’idea del capitale come male societario, a mio avviso, può benissimo ritenersi tramontata in quanto il capitale, nella nostra società, lo si costruisce col duro lavoro. Molte persone nel dopoguerra soffrivano la fame, ma con impegno e dedizione, credendo nelle proprie capacità, hanno lavorato sodo fino a creare veri e propri imperi capitalistici che hanno portato lavoro e sviluppo in Italia e hanno fatto in modo che noi nascessimo al caldo e col cibo in tavola ad ogni pasto. 

Si fa molto presto oggi ad additare chi è ricco come sfruttatore capitalista, ma bisogna anche cercare di capire che il livello raggiunto da molti di questi imprenditori (naturalmente tralascio tutti coloro che si sono arricchiti con metodi illeciti, sia ben chiaro) è frutto di impegno, del duro lavoro e di enormi rischi che queste persone hanno voluto correre, al solo fine del miglioramento della vita propria e dei propri familiari e, indirettamente, della società, che ha potuto beneficiare del lavoro da essi generato.

Gli imprenditori, sia chiaro, sono lavoratori; i dirigenti aziendali sono lavoratori; gli statali sono lavoratori (sempre considerando solo coloro che adempiono al proprio dovere, tralasciando coloro che hanno fatto del posto statale la propria vacanza); gli operai sono lavoratori e naturalmente ciascuno di questi lavoratori non potrebbe esistere se non esistessero gli altri. Esiste l’impresa quindi esiste il lavoro. Esistono gli operai, quindi esiste l’impresa. 

Ora, tutto ciò premesso, io vorrei capire ora dagli Italiani Comunisti che cosa sia per loro il comunismo, e come vorrebbero applicarlo nel nostro sistema.

Lo statuto di Rifondazione Comunista riporta

"Il Partito della Rifondazione Comunista è libera organizzazione politica della classe operaia, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle donne e degli uomini, dei giovani, degli intellettuali, dei cittadini tutti, che si uniscono per concorrere alla trasformazione della società capitalista al fine di realizzare la liberazione del lavoro delle donne e degli uomini attraverso la costituzione di una società comunista. Per realizzare questo fine il PRC si ispira alle ragioni fondative del socialismo ed al pensiero di Carlo Marx.

………

…..Il Partito della Rifondazione Comunista rigetta così ogni concezione autoritaria e burocratica, stalinista o d'altra matrice, del socialismo e ogni concezione e ogni pratica di relazioni od organizzativa interna al partito di stampo gerarchico e plebiscitario. " 

In questo statuto è chiaro il ripudio dello stalinismo. Tuttavia non mi è ancora chiaro che cosa si intende con “trasformazione della società capitalista” e “creazione di una società comunista”. 

Ora, il PRC ripudia apertamente lo stalinismo, cosa che però non leggo nello statuto dei Comunisti Italiani: 

"Il Partito dei Comunisti Italiani è un partito politico di donne e di uomini che opera per organizzare la classe operaia, le lavoratrici, i lavoratori ed i cittadini che lottano per attuare ed estendere i diritti e le libertà sanciti dalla Costituzione repubblicana ed antifascista.

Esso si riconosce nei valori della Resistenza e nelle lotte del movimento operaio e si prefigge la trasformazione socialista della società.

Fa riferimento al marxismo, alla storia ed all’esperienza dei comunisti italiani, persegue il superamento del capitalismo e l’affermazione degli ideali della pace e del socialismo in Europa e nel mondo. "

Quindi chiedo l’aiuto di tutti coloro che credono nel comunismo di illustrare apertamente che cosa è per loro il comunismo, e come vorrebbero fosse applicato nella nostra società. 

Spero veramente in uno scambio di idee pacifico e costruttivo, in modo da capire le reciproche posizioni in merito.

 

 

Un cordiale saluto a tutti.


giovedì 7 maggio 2009

Alitalia - Il rilancio di Colaninno e Sabelli

Fonte: http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/economia/alitalia-40/forum-alitalia/forum-alitalia.html

"Così Alitalia batterà le ferrovie"
ROMA - "Alitalia? Fatemi dire una cosa: è stata salvata e vola. E questo, viste le condizioni in cui era solo cinque mesi fa, è già un risultato importante. I ritardi? Certo, ci sono stati. Colpa di una serie di problemi, alcuni indipendenti da noi, arrivati tutti assieme ad aprile. Ma li abbiamo affrontati e si stanno già risolvendo. Io preferisco vedere il bicchiere mezzo pieno: i nostri aerei viaggiano pieni al 65-66% e il bilancio di questi primi mesi alla Magliana è positivo". Roberto Colaninno non è pentito dell'avventura alla cloche della ex-compagnia di bandiera ("È successo tutto all'improvviso l'estate scorsa - confessa - ma rifarei ogni cosa"). E assieme all'amministratore delegato Rocco Sabelli fa il punto in un incontro con Repubblica sullo stato di salute della società. 

Guardando al presente - "i nostri conti sono in linea con il budget", assicura Sabelli - ma anche ragionando su un futuro che potrebbe viaggiare su rotaia: "La concorrenza dell'alta velocità sulla Roma-Milano si fa sentire. E va combattuta con la qualità del servizio. Potremmo lanciare un collegamento ferroviario targato Alitalia dalla capitale a Fiumicino. Veloce e che dia la possibilità di fare il check-in e consegnare i bagagli già a Termini". 

Partiamo, se permettete, dal bicchiere mezzo vuoto. Il 27% degli aerei nei primi quattro mesi di gestione Cai è atterrato con ritardi superiori ai 15 minuti. L'Enac vi ha messo sotto osservazione. Cos'è successo? 
SABELLI: Fino a marzo, quando viaggiavamo con pochi passeggeri - senza cancellare voli come avremmo potuto fare - le cose funzionavano. Poi ad aprile con il nuovo network e l'aumento dei clienti è cresciuta la pressione. Colpa della difficoltà dell'integrazione tra Alitalia ed Air One, in via di soluzione, e del rodaggio dei nuovi servizi di catering e pulizia, che non sempre hanno funzionato a dovere. Quindi sono arrivati i problemi con la manutenzione: il nostro piano ne prevede il decentramento da Fiumicino su 6 basi nazionali. Abbiamo annunciato i primi 60 trasferimenti e 11 tecnici non li hanno accettati. Si sono messi in malattia ed è scattata la solidarietà di categoria, rallentando la consegna degli aerei dopo i controlli negli hangar. Ad aprile - con questa situazione - solo il 66-67% dei voli era in orario. Siamo intervenuti. E le cose stanno migliorando: la puntualità è risalita al 70%, anche se so che dobbiamo e possiamo fare molto meglio. 


COLANINNO: Qualche attenuante c'è: quattro mesi fa abbiamo ereditato una compagnia vuota, con zero prenotazioni intercontinentali. E da allora abbiamo fatto tre cose in una: la gestione del rilancio, la fusione di due aerolinee e una grande alleanza internazionale. Il nostro è anche un problema di etica di gestione. L'approccio imprenditoriale di Cai ci rende dei marziani per un mondo (dai fornitori ai sindacati fino alla manutenzione) abituato a un altro modello di Alitalia. Comunque la risposta di tutto il personale è stata straordinaria. 

SABELLI: Salvo l'eccezione di 200-300 assistenti ad alto tasso di assenteismo che obiettivamente ci creano difficoltà. Se avessi le mani libere sulle assunzioni molte di quelle persone non sarebbero mai entrate nella mia Alitalia. 

Passiamo al business. Quanta gente vola Alitalia? E come vanno i conti? 
COLANINNO: Siamo partiti a gennaio con solo 43 posti su 100 occupati. Ora siamo a quota 65-66%, appena sotto il 67-68% che è il punto di pareggio. I conti sono in linea con il budget. 

SABELLI: Noi abbiamo avuto una fortuna: abbiamo disegnato, per ovvi motivi, un network molto ridimensionato rispetto alla vecchia Alitalia. Facendo in anticipo quello che in nostri concorrenti, causa crisi, sono costretti a fare oggi. 

Qualcuno sostiene che presto, a causa della crisi, sarete costretti a fare un aumento di capitale, spianando la strada alla cessione ad Air France... 
COLANINNO È falso. Il nostro piano non prevede ricapitalizzazioni. Se ce ne fosse bisogno, le farebbe qualcun altro perché significherebbe che il turnaround non avrebbe funzionato. E allora io mi farei da parte. Ma penso che non sarà così: e se le cose vanno bene, tutti gli scenari saranno aperti con grande profitto per la dignità del sistema paese. Il controllo del trasporto aereo è un asset vitale per non essere tagliati fuori dal mondo. 
SABELLI: In caso di aumento confermo che a farci da parte saremmo in due. Se Alitalia finisse i soldi, comunque, l'unica soluzione sarebbe davvero andare a Parigi con il piattino. 

La vostra Alitalia è una compagnia più piccola e ha rinunciato a molti collegamenti intercontinentali. Non è una contraddizione per un asset strategico del sistema paese? 
COLANINNO. Inutile sognare in grande se poi si perdono decine di milioni. Il vero atout di Alitalia è il controllo del mercato domestico. E su questo fronte le cose vanno bene: eravamo a una quota del 54% a gennaio e ora siamo saliti al 61-62%. Poi dobbiamo recuperare sull'intercontinentale con le sinergie. Oggi far volare un aereo Alitalia costa meno che farne decollare uno di Air France o Klm. E stiamo studiando con i partner se aggiungere nuovi collegamenti targati Cai da Malpensa o Roma a Shanghai e Buenos Aires in collaborazione con loro. Nel breve però, vista la congiuntura, il nostro network non cambierà molto. 

Guadagnare spazio in Italia non è difficile viste le condizioni di monopolio che il governo vi ha garantito per decreto... 
SABELLI: La concorrenza in Italia c'è, quella delle low cost. Oggi i biglietti costano meno di un anno fa. Tra Fiumicino e Linate il taglio è del 10-15%. Di più: l'Authority ci obbliga a vendere almeno il 10% dei posti a sconti fortissimi. E le assicuro che questo ci penalizza molto. La tratta su cui abbiamo più problemi, per dire, è proprio la Roma-Milano dove è arrivata l'alta velocità e il coefficiente di riempimento è sceso al 51%. 

COLANINNO: È indubbio che la concorrenza del Frecciarossa si senta. Molte aziende con la recessione hanno imposto ai dipendenti l'uso della ferrovia. Comunque ora la situazione pare assestata. Il servizio puntuale è il nostro atout. Poi penseremo ad altre iniziative. Stiamo ad esempio valutando come migliorare i collegamenti tra Fiumicino e il centro di Roma. Magari con un treno targato Alitalia, che garantisca rapidità e il check-in a Termini, consegnando i bagagli per il viaggio già in stazione. 

Milano o Roma? La questione dell'hub, dopo lo strumentale uso elettorale, sembra essere sparita dall'agenda. E Alitalia è saldamente posizionata a Fiumicino. È una scelta definitiva? 
COLANINNO: In Italia non esiste nessun aeroporto con la "densità" di passeggeri necessaria per essere un vero hub. Si volerà sempre più punto a punto e noi dovremo essere capaci di vendere bene all'estero i tesori del nostro paese, come Venezia e le città d'arte. Malpensa poi non potrà mai essere ciò per cui è stata disegnata, un hub. È mal collegata con il resto del nord. Ormai è uno scalo che per salvarsi punta sulle low-cost. A Milano sperano, o fan finta di sperare, in Lufthansa. Ma i tedeschi per ora hanno messo solo rotte a breve raggio. Noi abbiamo deciso di riposizionarci su Linate, tanto i milanesi non rinunceranno mai al loro city airport. 

Da Parigi stanno arrivando decine di nuovi manager. Segno che la nuova Alitalia è sempre più targata Air France? 
SABELLI: Non è così. Abbiamo assunto un dirigente proveniente dall'aerolinea francese come responsabile vendite. Poi arriveranno 15 esperti di gestione delle rotte. Ma è solo una fetta di un gruppo di 90 persone che già seguivano Alitalia da Parigi con la vecchia gestione. Know-how che ora riportiamo a casa per imparare a fare da noi. 
COLANINNO: Quello con Air France è un accordo storico. I francesi erano obbligati ad allearsi con Alitalia per stoppare Lufthansa. E noi abbiamo giocato bene la partita firmando tutto in una sera, a cena. Se avessimo tirato in lungo - con quello che è successo all'economia - sarebbe stato un disastro. L'intesa ci garantisce di dividere i profitti non solo sui voli da Milano e Roma a Parigi - com'era prima - ma anche su tutti gli altri collegamenti tra Italia, Francia e Olanda. Non solo. Oggi guadagniamo qualcosa anche sui passeggeri italiani che una volta a Parigi o Amsterdam salgono su voli intercontinentali. 

Nessun rimpianto insomma dopo questi primi mesi? 
COLANINNO: Tutt'altro. È stata ed è una bella avventura. Mi sono divertito. La sfida non è ancora vinta. Ma non tornerei di sicuro indietro. 
(7 maggio 2009)

mercoledì 6 maggio 2009

Alitalia, Spinetta da Berlusconi - Tratto da Repubblica.it

Alitalia, Spinetta da Berlusconi Il premier: "Il servizio migliorerà"
Fonte: http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/economia/alitalia-40/berlusconi-spinetta/berlusconi-spinetta.html

ROMA - Disagi, ritardi, disservizi. La nuova Alitalia, sommersa di critiche, corre ai ripari. E i vertici della Cai (Colaninno e Sabelli) e di Air France (Spinetta) sono stati oggi ricevuti a Palazzo Chigi dal Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.  Nella successiva conferenza stampa il premier ha mostrato ottimismo: "Nella prima fase erano inevitabili i problemi, ma in poco tempo ci sarà un servizio preciso e confortevole come ci si aspetta da una compagnia di bandiera. Personalmente ho potuto constatare in tutti l'assoluta fiducia in una soluzione dei problemi", ha detto Berlusconi.  Dei disservizi, rilevati dall'Enac, è stato vittima anche Roberto Formigoni, che, dopo essere rimasto senza posto sul volo Linate-Fiumicino, ha usato parole dure: "Il servizio che offre Alitalia non è sufficiente rispetto alla bisogna", ha denunciato il governatore della regione Lombardia, soprattutto per il Nord Italia. Ed è tornato alla carica: "Urge aprire le rotte nazionali, la stessa Roma-Milano, ad altre compagnie che potrebbero, in concorrenza con Alitalia, garantire un servizio migliore a prezzi più bassi. Quelli del Roma-Milano sono veramente inaccettabili".  La situazione, assicura invece il premier, è in via di aggiustamento. E i conti vanno anche meglio di quanto non si potesse pensare. "La situazione della tesoreria di Alitalia è addirittura migliore del previsto", ha commentato in conferenza stampa il presidente di Air France-Klm, Jean-Cyrill Spinetta. Dalla riunione del primo comitato esecutivo emerge, secondo Spinetta, che la compagnia aerea è sia da un punto di vista commerciale che economico in linea con il business plan stabilito all'inizio della nostra collaborazione. Una "gran bella notizia, vista la situazione dell'economia mondiale". 
Spinetta ha poi parlato di un rilancio dei voli sulle città e sulle regioni italiane, idea che piace al premier: "E'  importante che Alitalia venda nel mondo le nostre città d'arte", ha commentato Berlusconi. Che è tornato a parlare anche del passato, ribadendo che la prima offerta di Air France per l'acquisizione dell'Alitalia, all'epoca del governo Prodi, fallì per l'opposizione dei sindacati al piano proposto dalla compagnia franco-olandese. Tesi sostenuta dallo stesso Spinetta, che ha ricordato come l'offerta non andò in porto per "l'opposizione da parte dei sindacati e per il prezzo del petrolio eccessivamente alto". 
(6 maggio 2009)

Airbus A380 - Il gigante dei cieli

Spero un giorno di avere la fortuna di volare su questo enorme gioiello aeronautico!

martedì 5 maggio 2009

Adoro i piccoli aeroporti

Atterrato a London City, mi accorgo subito della rapidità dei servizi.
Come in tutti i piccoli aeroporti mi godo la camminata dall'aeromobile, il quale ha subito aperto le porte senza la noiosa attesa della scala e del bus, fino al terminal per il controllo dei documenti.
La pratica doganale è stata espletata in 5 meravigliosi minuti.
Subito dopo mi reco al nastro di consegna bagagli dove già mi aspettano le mie valigie.
FANTASTICO!!
Esco e mi reco al banco Hertz, dove già mi aspettano i documenti per l'auto a noleggio.

Morale: Atterraggio alle 17:10 locali (volo Air One da Milano Linate, perfettamente in orario) e alle 17:35 già mi trovavo sull'auto pronto a partire per l'hotel.

Magari tutti gli atterraggi fossero così spediti!!!